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mercoledì 11 dicembre 2013

Recensione: "Perché il mondo esiste?"!

"Sin dalla prima infanzia, tutti [...] mi avevano spiegato che il mondo esiste per una ragione molto semplice: lo ha creato Dio dal nulla. Quanto alla ragione dell'esistenza di Dio, la spiegazione restava sempre un po' vaga."
Questa è una delle frasi che aprono il libro "Perché il mondo esiste?", di Jim Holt (2013, Utet, 16,00 euro).

E credo che sia una risposta che abbiano avuto molti di noi, quantomeno quelli di noi nati nel mondo occidentale. E' questa infatti, scrive l'autore del testo, la versione "a cui oggi crede la stragrande maggioranza degli americani. Per questo tipo di fedeli non esiste alcun "mistero dell'esistenza".


Purtuttavia, un mistero esiste eccome, perché non la spiegazione divina non può essre suffciente per tutti, atei compresi.
La scienza non può bloccarsi davanti agli ostacoli semplicemente spiegando ciò che sembra insolubile con la presenza di Dio. "Newton, per esempio", racconta l'autore del libro, "era convinto che ci fosse bisogno di Dio per dare qualche aggiustatina periodica alle orbite dei pianeti e impedire che si scontrassero. Nel giro di un secolo, tuttavia, Laplace dimostrò che con i soli mezzi della fisica si poteva descrivere la stabilità del sistema solare"

Il libro, in realtà, cercando di spiegare il "perché" esista il mondo, affronta tutta una serie di problemi correlati: cosa c'era prima? E come è nato il nostro mondo? E, se prima c'era il nulla, perché poi è spuntato fuori qualcosa?

Anche la scoperta del Big Bang complica le cose, e "rende molto più arduo svicolare dalla domanda Perché c'è qualcosa anziché il nulla?", cioè, "non soltanto il perché originale è ancora vivo e vegeto, ma adesso gli si affianca un come".
E poi in cosa cosisteva quel "nulla"? Così, un intero capitolo è dedicato ad una "breve storia del nulla", ed un altro all'"aritmetica del nulla". 
"Solitamente l'ateo che si vede proporre questo genere di argomentazioni fa spallucce e ribatte che il mondo <<esiste e basta>>." Tuttavia, questo sarebbe un po' come gettare la spugna. Ma il prolema è che "sarebbe inquietante vivere in un mondo che esiste senza motivo", e del resto, è mai possibile che siamo "condannati a scegliere tra Dio e il profondo, bruto Assurdo?".
Holt non si rassegna a questo, e inizia dunque una serie di ricerche, una sorta di giallo, di "detective story filosofica", come la chiama lui, alla ricerca di risposte adeguate. E per questo, instancabilmente, contatta, incontra e interroga scienziati, filosofi, scrittori, battendo tante piste.
"Qualcuna si è rivelata un vicolo cieco", come quella in cui un cosmologo gli risponde in modo vago  solo attraverso messaggi lasciati nella segreteria telefonica!?! O come quella in cui uno studioso di buddismo zen, scambiando le sue domande per un koan zen, tenta di saltargli in testa.
Il fatto è, dice Holt, che "voli speculativi del genere richiedono una buona dose di vivacità intellettuale", ma "nessuno può essere tanto sicuro di sé da rivendicare la propria superirità intellettuale di fronte al mistero dell'esistenza".
Tra le varie domande, l'autore si pone la domanda se mai il nostro mondo potesse essere nato "in provetta": del resto, "una civiltà appena più prgredita della nostra non avrebbe grossi problemi a riprodurre un universo in laboratorio".

Il fatto è che "una spiegazione scientifica descrive un frammento di realtà soltanto in termini di altri frammenti; non potrà mai tratteggiare la realtà nella sua interezza".

L'autore fa di tutto per rendere la lettura piacevole ed interessante, provando a trasformare in svago un argomento difficile. Per far questo, rimpie il libro di battute e rifierimenti simpatici, descrizioni di luoghi e persone: le città, i bar, gli alberghi. Piccoli aspetti della vita quotidiana e del mondo.
Tante sono le cose che non sapevo e che ho imparato, come per esempio il fatto che gli scienziati hanno collocato il Big Bang 13,7 miliardi di anni fa.
E tantissime sono le citazioni.
Per esempio:

Schopenhauer: "Quanto più in basso si trova un uomo nella scala intellettuale, tanto meno misteriosa gli appare l'esistenza".
Bertrand Russell: "Direi che l'universo c'è, ed è tutto qui".
Einstein, che definì i suoi scrupoli metafisici sul Big Bang "la più grande cantonata della mia vita".

Insomma, un libro che consiglio. A chi però, ha volgia e tempo di impegnarsi in una lettura certamente divertente ed interessante, ma decisamente un po' impegnativa.

Saluti.
E alla prossima.

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