LEGGI

101 segreti sulla
Divina Commedia.

In viaggio con Dante,
tappa per tappa
                           

martedì 24 giugno 2014

Recensione. "La guerra bianca". Poveri italiani! Già allora!



1914 – 2014
100 anni dalla Prima Guerra Mondiale



Ultimamente sto leggendo qualche libro interessante in occasione del centenario dello scoppio della Prima Guerra Mondiale.
Mi sembra che questo evento storico, che pure è stato importantissimo per la storia d'Europa, sia stato sostanzialmente un po' trascurato nel tempo: a vantaggio dell'altra guerra, la Seconda. Invece, credo che la cosiddetta "Grande Guerra" contenga in sé degli spunti molto interessanti da studiare.

Ho cominciato, leggendo il bellissimo libro di Mark Thompson, "La guerra bianca".





Per chi non lo sapesse questa definizione è stata data alla guerra combattuta dall'Italia in alcune zone delle Alpi contro l'Impero Austro-Ungarico. Il nome "Bianca" deriva dalla natura dei luoghi, piene di neve e con temperature anche sotto i 35 gradi sotto lo zero. In questo libro però, l'autore utilizza questa denominazione per indicare tutta la zona del fronte.

Ho trovato questo testo veramente molto dettagliato. Tutto quello che riguarda l'intervento italiano in guerra viene scandagliato fin nei minimi particolari.
Precisissime sono le descrizioni delle singole battaglie: ad ognuna è dedicato un capitolo. Certo, la lettura, in questi casi, può risultare un po' faticosa, ma il racconto delle battaglie viene alternato alle descrizioni di tutto il contesto che le circondava: le questioni politiche, l'informazione, le idee dell'opinione pubblica, le testimonianze, gli scrittori che hanno parlato della guerra, il rapporto con i paesi alleati e con quelli avversari, ecc..

Il libro inizia raccontando tutto quello che ha preceduto la guerra: cioè, sostanzialmente come i politici italiani di allora (non molto migliori di oggi, mi verrebbe da dire!) hanno portato a morire migliaia e migliaia di persone. 
E non tanto per ottenere i cosiddetti territori "irredenti" (Trentino, Venezia-Giulia, ecc.), che alla fine l'Austria aveva accettato di cedere comunque in cambio della semplice neutralità, ma per estendere il dominio italiano sull'altra sponda dell'Adriatico: Istria, Dalmazia, Albania, ecc.. Si consideri che, per esempio, in Dalmazia vivevano mezzo milione di slavi a fronte di circa 18mila italiani. Come si poteva pretendere di annetterla all'Italia? Boh!
Ma oltre a questo motivo, per dir così "imperialistico", ce n'era anche un altro, secondo l'autore, più "politico". Per il quale rimando al libro.

Il problema era naturalmente nella differenza tra le ambizioni e le reali possibilità. Bismark, ricorda il testo, diceva che l'Italia aveva "un formidabile appetito ma i suoi denti erano molto malfermi".
Chi sconsigliava l'intervento era Giolitti. Ma i "nazionalisti lo detestavano. Il suo progetto, osservavano sprezzanti, era quello di un'Italietta, spoglia di ogni splendore, indaffarata solo su problemi banali, come l'equilibirio della bilancia commerciale, le tariffe agricole", ecc.. 
Tutte futilità, certo! Invece, contava, secondo loro, massacrare la gente per la grandezza italica!?!
Secondo Giolitti, al di là delle sparate (che oggi non mi sembra siano diminuite, devo dire), si doveva "tener conto dei fatti e procedere a misura che si può, senza grave pericolo". Pensate quant'era ingenuo!!!
Altro personaggio astuto e realista era Antonino di San Giuliano: l'Italia, secondo lui, doveva unirsi alla lotta contro l'Austria solo fosse stata certa di vincere: "Ciò non è eroico", scrisse a Salandra, "ma è saggio e patriottico". Ma ovviamente non venne ascoltato.Troppo razionale!
L'Italia, dice l'autore, "venne trascinata nella Prima Guerra Mondiale da due uomini in redingote e da un re ansioso e di debole volontà". Stiamo parlando ovviamente di Vittorio Emanuele III, di Salandra e di Sonnino.



La foto del libro rielaborata con Pho.to lab e postata su Instagram

Come si sa, l'Italia oscillò per un anno sulle scelte da compiersi. La cosa non ci rese simpatici all'estero. Churchill descrisse l'Italia come "la puttana d'Europa". Per Lloyd George, essa era la "nazione più spregevole", ecc..


La mancanza di comunicazione tra Governo e Stato Maggiore si notò fin dall'inizio. per esempio, quando l'Italia dichiarò la neutralità, lo fece senza avvisare il capo di Stato Maggiore, Luigi Cadorna.
E così quando fu annunciata l'uscita ufficiale dalla Triplice Alleanza. 
"Ma questa è la guerra immediata" disse Cadorna a Salandra. "Certo", rispose il primo ministro, "dobbiamo entrare in guerra prima del 26 di questo mese".
"Ma come! Se non so nulla!"
"Ebbene, bisogna fare presto ...".
!?!

Il testo segue con precisione tutto lo svolgersi degli eventi, soffermandosi, volta per volta, su tutti i personaggi della vicenda, da Cadorna, ai politici, ai giornalisti, agli scrittori, come D'Annunzio, Slataper, Ungaretti, Gadda, e via dicendo.
E verso molti di loro, il lettore proverà non so se più rabbia o più rancore! O solo tanta tristezza!

Ci sarà un mito che verrà sfatato del tutto, in questo libro: quello degli "italiani brava gente"!
Il paese più duro con i propri soldati era l'Italia (mentre gli ufficiali -e i giornalisti-vivevano rilassati e ben nutriti lontano dal campo di battaglia; e ricevevano medaglie non meritate). 
"Ai soldati era vietato entrare nei caffè o nei bar durante il giorno, o farsi vedere in compagnia equivoca: un soldato rischiava di venire arrestato se veniva visto passeggiare a braccetto con la sua fidanzata". 
Per essere fucilati, bastava pochissimo: le vite dei soldati venivano considerate zero! alcuni furono uccisi solo perché non si erano presentati ad una chiamata. Non importava che nessuno li avesse avvisati e che li avesse svegliati!

"Il morale era abbattuto anche per la spietatezza di molti ufficiali superiori, una qualità che Cadorna incoraggiava e, anzi, esigeva". 
Le battaglie erano studiate talmente male che molti soldati "cominciarono a rendersi conto del fatto che <<andavano a farsi massacrare, non a combattere>>"
"La guerra sulle dolomiti era barocca: complessa, costosa (in termini di vite umane e di risorse) e inefficace".

L'equipaggiamento poi, era "scadente" e "innumerevoli vite furono sprecate perché ai soldati mancava l'addestramento elementare".
L'Italia era l'unico paese che non inviava i pacchi ai prigionieri italiani, tanto che moltissimi sono quelli che sono morti di fame.
 Nel corso del racconto vengono studiate le principali correnti di pensiero: il nazionalismo, l'irredentismo, il vitalismo. Le basi che portarono al fascismo.
Nei capitoli finali, ci si sofferma sul periodo immediatamente postbellico e sulle assurde pretese territoriali italiani. Anche in questo caso, non si saprà se ridere o piangere!

Ogni capitolo è preceduto da una o due frasi di scrittori o testi famosi. Per esempio, per quanto riguarda la stampa italiana, servilissima, l'autore giustamente cita
Hemingway: "Non ricordo molto di quei giorni, tranne che erano molto caldi e che c'erano molte vittorie sui giornali".

Non mi dilungo oltre. Ma garantisco che si tratta di un libro fatto veramente bene!
Certo, non lo consiglio a chi soffre di cuore!


Alla prossima!

Nessun commento:

Posta un commento

Ti potrebbe interessare anche

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...