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giovedì 19 settembre 2013

Recensione: Il comandante di Auschwitz!



Ho letto recentemente il bel libro “Il comandante di Auschwitz”, di Thomas Harding, edito dalla Newton Compton, ed uscito da poche settimane. Sono stato attratto, come penso accada sempre tra gli amanti della lettura, dalla piccola sintesi posta sul retro del libro.

Mi ha attirato naturalmente il mio interesse ad approfondire tutto quel periodo di storia, ma anche il fatto che il testo sia stato definito “avvincente come un thriller” da John Le Carré.
Naturalmente so benissimo che questo tipo di affermazioni, di per sé, non deve essere mai preso troppo sul serio. Però, un po’ di ”autorevolezza” -mettiamola così- forse Le Carré la merita. Ma  ovviamente per cercare di capire se valesse la pena leggerlo, gli ho dato un’occhiata un po’ qua e là in libreria.
E mi è sembrato che si potesse leggere.






Thomas Harding
Il comandante di Auschwitz

Uscita: 22 agosto 2013

Casa Editrice: Newton Compton
Prezzo: 9,90 euro


Sostanzialmente tratta della storia di una caccia.
Una caccia dove il cacciato è il cattivo. Quindi ancora più appassionante!


Hanns Alexander
, un ebreo tedesco rifugiatosi in Gran Bretagna per sfuggire alle persecuzioni naziste, viene incaricato di scovare alcuni tra i principali gerarchi nazisti responsabili dell’Olocausto. E le ricerche, man mano, si concentrano e si dirigono verso Rudolph Höss, il comandante di Auschwitz, responsabile del massacro di oltre un milione di persone.

Ovviamente Höss, come molti altri nazisti, ha cambiato nome e vive sotto una falsa identità,  e Alexander dovrà utilizzare tutta la sua astuzia per riuscire ad afferrarlo.

Ora, è chiaro che un testo dove c’è un cacciatore e una vittima, il primo che cerca di acchiappare il secondo, e il secondo che fa di tutto per scappare, soprattutto se questo inseguimento viene giocato sul piano dell’astuzia, non può, di per sé, non risultare quantomeno intrigante!

Questi sono gli ingredienti  di alcuni bellissimi romanzi di Ken Follett per esempio, tipo “Le gazze ladre”, o “Il volo del calabrone”.

“Il comandante di Auschwitz” però, non dimentichiamolo, non è un romanzo, ma un saggio. E in quanto tale è costretto a rimanere più adeguato agli eventi storici. Non può inventare! Può colorire, accentuare un aspetto o un altro, ma non può aggiungere niente che non sia vero.
La bravura dell’autore sta allora nel saper miscelare gli ingredienti giusti. Cosa che Harding  mi sembra abbia saputo fare.


E' però giusto segnalare che il vero e proprio “inseguimento” inizia solo a metà libro.
In tutta la prima parte vengono descritte, e con molta precisione, la vita e le vicende biografiche dei due personaggi. Il racconto procede in parallelo: un capitolo è dedicato ad Höss, un altro ad Alexander, in modo da far scorrere gli eventi periodo per periodo.

Non sono presenti solo gli eventi “esterni”. I due personaggi vengono descritti anche nelle loro caratteristiche psicologiche (il fatto per esempio, che Höss non lasciasse mai correre per uno scherzo, ma che ripagasse tutto).
Dal 14esimo capitolo in poi, visto che i due vengono a contatto, i capitoli sono dedicati contemporaneamente ad entrambi.

Di pari passo procede la descrizione del periodo storico, da un punto di vista sociale, economico, politico. Con un linguaggio abbastanza sciolto, si potrà trovare descritto tutto il quadro storico del periodo, compresa l’ascesa del nazismo.

Mi ha interessato molto la parte relativa ai tempi e ai modi con cui si è diffusa all’estero la conoscenza delle atrocità delle SS . Cosa che finora, non avevo trovato da nessun altra parte. Così come non sapevo come e quando era iniziata la “caccia” ai gerarchi hitleriani.

Ultima notazione: il testo è corredato da foto e mappe. E note: cosa che non sempre si trova nei libri della Newton Compton.

infine una curiosità: l’autore è il pronipote di Alexander. Spiega di essere stato ignaro del passato del suo prozio fino al giorno del suo funerale, avvenuto nel 2006.

Saluti.

E alla prossima.


2 commenti:

  1. Testo gradevole!
    Di Hoss c'è anche la sua autobiografia scritta in carcere: "Comandante ad Auscwitz", dell'Einaudi.

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  2. Bella la tua recensione...mi ha invogliato a leggere questo libro. Ti seguirò volentieri.
    Anna

    RispondiElimina

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