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mercoledì 30 luglio 2014

Nel mondo di Dante: "Dante e la cultura medievale"!


Dante

 Un ritratto che ho provato a fare di Dante.
Se si salva per riutilizzarlo si prega di lasciare la firma e di citare la fonte.

Da oggi, voglio far diventare periodica la rubrica Nel mondo di Dante.
Si tratta di uno spazio dedicato al grande Poeta, che io adoro tantissimo e su cui ho letto moltissimi libri. In questa pagina quindi, periodicamente presenterò una serie di libri, tra i più belli ed interessanti scritti su di lui, oltre che su altre informazioni e dati vari.
Garantisco che ci saranno delle gustose sorprese: ovviamente per chi è interessato all'argomento.
Tempo fa ho recensito uno dei commenti più gradevoli ed aggiornati della Commedia: quello redatto da Anna Maria Chiavacci Leonardi. Per chi fosse interessato, può trovarlo a questo link.

Oggi invece parliamo di Dante e la cultura medievale, di Bruno Nardi.

Diciamo subito che stiamo parlando di un testo scritto da  uno dei principali dantisti del Novecento. Gran parte degli studi di Bruno Nardi infatti, hanno riguardato, oltre che la storia della filosofia, Dante e i rapporti di quest'ultimo con la filosofia e il mondo medievale. L'espressione "Nel mondo di Dante" è anche il titolo di un suo famoso libro. Ma per ogni informazione su di lui, si rimanda alla voce dell'Enciclopedia dantesca redatta da Tullio Gregory.
Ma passiamo al testo di oggi.
La prima edizione è del 1942; la seconda risale al 1983. Oggi è possibile leggerlo nell'edizione Laterza. Ma non dobbiamo farci ingannare dalla data: è nel passato che sono state poste le basi delle riflessione sul Poeta. E si tratta di cose che difficilmente si ritrovano sui testi scolastici.
Il libro raccoglie una serie di saggi, relativi ad alcune questioni dantesche, delle quali (almeno di alcune) scriverò più approfonditamente nelle prossime puntate di questa rubrica.
Il primo saggio è dedicato alla "filosofia dell'amore nei rimatori italiani del Duecento e in Dante". Tutti sappiamo che l'argomento principale della poesia duecentesca era l'Amore. Di esso trattavano i poeti provenzali, i Siciliani, gli Stilnovisti. Intorno all'Amore c'era tutto un dibattito? Ma quando era inziato? Da cosa era nato? Come si era sviluppato? E con quali diverse modalità era stato trattato?
E poi, come venne trattato da Dante? Il Poeta iniziò da stilnovista, ma arrivò nella Commedia ad una concezione molto diversa dell'Amore. La teroia tradizionale dell'Amore è quella esposta da Francesca nell'Inferno (nel famoso episodio di paolo e Francesca). Che per Dante però, è anche una concezione sbagliata perché afferma l'irresistibilità della passione umana, laddove invece, la Ragione consente all'uomo di resistervi.
Il secondo saggio è dedicato a Guido Cavalcanti, il primo amico di Dante, e al suo possibile averroismo. Il terzo è relativo al commento della sua famosa canzone Donna mi prega.
Il quarto saggio è dedicato all'episodio di Ulisse. Per il Nardi, il famoso eroe avrebbe commesso un peccato simile a quello di Adamo ed Eva nel cercare di superare le colonne d'Ercole. Idea che io non condivido appieno, ma che è ben argomentata.
Il quinto riguarda il rapporto di Dante con il latino e il volgare. Il Poeta fu un vero e proprio paladino del volgare italiano, cioè dell'Italiano.
Poi ci sono vari saggi sulla natura dell'anima umana secondo Dante: e questa è forse la parte più complessa insieme a quella relativa al Cavalcanti.
Ed infine c'è il saggio "principe" di Nardi, quello che contiene esposta completa la sua idea di Dante profeta. Non c'è dubbio sul fatto che Dante si ponesse, nel Poema, come un profeta. Ma secondo lo studioso, Dante si riteneva davvero un "profeta". Si tratta di un capitolo, questo, molto interessante; e per certi aspetti divertente, come lo sono tutti quelli in cui i saggisti rispondono alle critiche di altri saggisti.

Come ho già segnalato, prossimamente discuterò di alcuni di questi argomenti, oltre che di altri, sempre relativi al Poeta.

Per ora, invece, vi saluto.
Alla prossima!




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