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Tom Reiss
Il diario segreto del Conte di Montecristo Uscita: 2013 Casa Editrice: Newton Compton Prezzo: 9,90 euro |
Ho appena finito di leggere “Il
Diario segreto del Conte di Montecristo”, di Tom
Reiss e, come avevo promesso tempo fa, sono pronto a
stenderne una recensione.
Non si tratta di un romanzo ma di una
biografia: quella di Alex Dumas,
padre del certamente più famoso Alexandre,
l'autore de “I tre moschettieri”
e, appunto, del “Conte di Montecristo”.
La storia è abbastanza avvincente e
somiglia per molti aspetti ai romanzi di
avventura del 7-800: Alex,
figlio di un marchese e di una
schiava nera, nasce, nel 1762,
nella colonia francese di Saint Domingue. Il padre è il classico
nobile impoverito, che cerca ricchezza in quelle che l'autore del
libro definisce i “pozzi petroliferi” di allora, cioè le
piantagioni di zucchero.
Alex
è ancora un ragazzo quando il padre lo vende per pagarsi il viaggio
di ritorno in patria, ma dopo sei mesi torna, lo riscatta, lo porta
con sé, lo fa vivere nel lusso e nella ricchezza e lo fa educare
alla cultura e alle abitudini europee.
Ma il giovane non si rammollisce. Anzi,
in disaccordo con il padre sulla gestione del patrimonio, si scontra
con lui, e arriva persino a ripudiare il suo cognome, acquisendo
invece quello della madre: Dumas.
A questo punto si arruola nell'esercito
come soldato semplice e, grazie alle sue capacità, riesce a portare
avanti una brillante carriera militare. E questo, pur essendo il
figlio di una schiava nera. Ma la cosa, come spiega l'autore, non è
strana perché la vicenda si svolge in piena
età illuministica, quando venivano promulgate leggi
ispirate all'uguaglianza e alla libertà di ogni uomo. E quando il
merito poteva
garantire dei risultati. Diventato generale, a trentadue anni, Alex
già guidava un
corpo di oltre 30.000 uomini.
Seguto
Napoleone in Italia e poi in Egitto, dopo la sconfitta di Abukir,
viene catturato dai borbonici e chiuso in cella per tre anni. Tornato in
Francia, non riusce però a riavere il suo posto nell'esercito. Già
precedentemente i suoi rapporti con l'imperatore non erano stati
ottimali. Ma adesso la sua mentalità repubblicana e
libertaria non si adatta alla politica di Napoleone, che cerca
invece di ingraziarsi i paesi schiavisti.
Il più grande pregio di questo libro è sicuramente la descrizione del quadro storico in cui si svolge la vicenda. Insieme ad Alex Dumas, il lettore potrà rivivere tutti i principali eventi che hanno riguardato la Francia e non solo tra la fine del XVIII e l'inizio del XIX secolo: l'avvento dell'Illuminismo appunto, ma anche la guerra dei Sette anni, la guerra d'indipendenza americana (e il coinvolgimento in essa di molti francesi), la crisi della monarchia e dell'Ancien Régime, la Rivoluzione, l'avvento di Napoleone e le sue grandi campagne militari.
E a chi piace la storia, tutto questo non può non piacere!
Tra l'altro l'autore inserisce nel testo, tutta una serie di curiosità e di informazioni, che probabilmente non sono note a tutti.
Il più grande pregio di questo libro è sicuramente la descrizione del quadro storico in cui si svolge la vicenda. Insieme ad Alex Dumas, il lettore potrà rivivere tutti i principali eventi che hanno riguardato la Francia e non solo tra la fine del XVIII e l'inizio del XIX secolo: l'avvento dell'Illuminismo appunto, ma anche la guerra dei Sette anni, la guerra d'indipendenza americana (e il coinvolgimento in essa di molti francesi), la crisi della monarchia e dell'Ancien Régime, la Rivoluzione, l'avvento di Napoleone e le sue grandi campagne militari.
E a chi piace la storia, tutto questo non può non piacere!
Tra l'altro l'autore inserisce nel testo, tutta una serie di curiosità e di informazioni, che probabilmente non sono note a tutti.
Il secondo pregio è che il libro è
scritto bene: scorrevole, chiaro, intrigante. Non annoia mai.
Il terzo pregio è che la storia può
risultare interessante visto che è ricca di diversi elementi
avventurosi.
Tuttavia, i collegamenti con il Conte di Montecristo sono piuttosto labili: il testo fa certamente emergere gli elementi che possono aver ispirato il grande romanzo di Dumas (come anche l'altro, “I tre moschettieri”), ed in questo risulta certamente encomiabile. Ma non si può -a mio parere- stringere un vero legame tra le due storie. Del resto, il titolo originale del libro è The black count, sicuramente più adeguato al contenuto del testo.
Tuttavia, i collegamenti con il Conte di Montecristo sono piuttosto labili: il testo fa certamente emergere gli elementi che possono aver ispirato il grande romanzo di Dumas (come anche l'altro, “I tre moschettieri”), ed in questo risulta certamente encomiabile. Ma non si può -a mio parere- stringere un vero legame tra le due storie. Del resto, il titolo originale del libro è The black count, sicuramente più adeguato al contenuto del testo.
L'intento è, credo, quello di conferire importanza ad un personaggio
decisamente poco noto. Un argomento di questo tipo, di per sé,
potrebbe infatti essere concepito per uno studioso che volesse
scrivere una biografia di Alexandre
Dumas, o di uno
che volesse dipingere la vita che si conduceva in Francia alla fine
del '700. Un po' meno per un lettore comune. Invece, il Reiss
-e questo è il suo merito più grande- riesce a rendere interessante
ed intrigante questa storia un po' per tutti.
Alex
Dumas, del resto,
in Francia non era, fino a poco tempo fa, un personaggio poco noto.
Nel 1913 era stata persino eretta una statua in suo onore, statua che
-come ci ricorda l'autore- fu fatta distruggere dai nazisti dopo la
conquista della Francia.
Saluti.
Saluti.
E alla prossima!
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